Negli ultimi tempi si è aperta al Politecnico una discussione che potrebbe cambiare o addirittura rivoluzionare il modo in cui siamo abituati a vivere l’esperienza universitaria. Ma non è una discussione semplice né immediata: stiamo parlando della revisione del rapporto ore/CFU, una questione che tocca il cuore stesso della didattica.
Troppo spesso abbiamo la tendenza a prendere decisioni riducendole a formule e numeri, ignorando così ciò che si cela dietro i dati. Un CFU non è solo un numero, è un compromesso che influenza la qualità della nostra esperienza universitaria in modi che una formula, da sola, non può spiegare.
Ma che cos’è il rapporto ore/CFU?
Ognuno sa, o almeno crede di sapere, cosa sia un CFU: un’unità di misura che tiene in considerazione le ore di impegno di uno studente. Ogni CFU per legge vale 25 ore, al Politecnico di Torino 10 di queste sono associate alle lezioni/laboratori e in generale tutto ciò che viene erogato dal Politecnico, mentre 15 allo studio autonomo. Questo rapporto è uno dei più alti in Italia, condiviso solo dal Politecnico di Milano e di Bari. È un equilibrio che, nella sua apparente semplicità, cela delle scelte implicite. Un aumento o una riduzione delle ore di lezione non cambierebbe solo la quantità di tempo trascorso a lezione, ma il modo in cui apprendiamo. Cosa accadrebbe se queste ore venissero ridotte? Si creerebbe spazio per uno studio più libero e individuale, certo, ma allo stesso tempo si rischierebbe di semplificare il tutto impoverendo la qualità della nostra formazione.
Qual è la principale ragione dietro a questo cambiamento?
Ebbene, il bisogno di rivedere questo rapporto non nasce da un nuovo approccio pedagogico o da una visione lungimirante. Nasce dall’esigenza della governance di Ateneo, quanto mai pragmatica, di liberare aule. Il Politecnico sta cercando spazio, un bene che ultimamente sembra scarseggiare e che finisce per ridimensionare anche le opportunità per gli studenti, vedasi quanto accaduto con le sessioni straordinarie, ridotte in triennale e del tutto eliminate in magistrale… tutti aggiustamenti che puntano necessariamente a risolvere un problema di gestione, ma non certo di crescita o di miglioramento dell’esperienza didattica. E questo fa emergere una domanda: vogliamo davvero continuare a risolvere i nostri problemi di spazio sacrificando una formazione completa?
Il nostro punto è COME si insegna, non quanto
Dietro ogni cambiamento c’è una rete di implicazioni che non possono essere ignorate. Ridurre le ore di lezione potrebbe essere un’occasione per aumentare l’autonomia nello studio, ma solo se ciò viene accompagnato da un approccio didattico differente composto da esperienze che coinvolgano realmente lo studente. Gli ingegneri di domani non dovranno solo occuparsi di soluzioni teoriche, ma progetteranno, sperimenteranno.
Ridurre le ore di lezione non significa necessariamente limitare o semplificare la didattica: al contrario, dovrebbe essere l’opportunità per una revisione del modo di erogare gli insegnamenti, non ancora sperimentata in altri atenei Italiani.
Saremo parte del cambiamento o semplici spettatori?
Rivendichiamo il ruolo che spetta a tutti gli studenti e ai docenti in questo processo.
Non c’è dubbio che la decisione debba essere presa da chi è designato, ma il valore della democrazia passa soprattutto per la qualità del dibattito (attualmente assente), che poi deve essere rappresentato negli organi istituzionali.
Ricordiamo che la parola “comunità” comparve 97 volte nel programma elettorale dell’attuale Rettore. Ecco, questa è l’unica strada con cui si costruisce una comunità vera e viva: coinvolgendola nel dibattito e nei processi decisionali.
Data la complessità della questione e delle possibili conseguenze, il contributo di chi vive quotidianamente l’università è indispensabile per portare idee e prospettive concrete. Una revisione fatta nel silenzio, senza confronto, non può che essere percepita come un processo che porti a una decisione poco responsabile. Per evitare che questo accada, bisogna ascoltare ogni voce, che non significa solo rispettare un principio democratico, ma raccogliere esperienze dirette che rispondano alle esigenze di chi vive quotidianamente l’esperienza universitaria. Un sistema educativo è un organismo complesso, e solo il contributo di chi ne costituisce ogni singolo anfratto può garantire un vero progresso.
E tu, vuoi restare a guardare?
Riteniamo che rivedere il rapporto ore/CFU sia una grande occasione per ripensare il modo di insegnare e apprendere al Politecnico.
Per questo, vogliamo aprire questa discussione realmente, dando spazio a chiunque voglia partecipare di contribuire al dibattito prima che venga presa una decisione di tale rilevanza.
Per farlo, abbiamo organizzato un primo incontro aperto a tutti: studenti, docenti, personale tecnico e amministrativo, il 19 novembre alle 18:00 in aula 5, creando uno spazio che punta a portare una visione a 360° del problema.
Al fine di portare un dialogo informato che tenga conto di tutti, abbiamo preparato un sondaggio sulla qualità della didattica e dei materiali (link al fondo), per raccogliere dati che ad ora non sono noti.
Abbiamo il diritto, il dovere e le capacità di capire e contribuire!
Fermiamoci, analizziamo, riflettiamo, e solo allora continuiamo!
Link al form: https://tally.so/r/mV1llM