Lunedì 19 novembre si è tenuto il primo incontro dedicato alla riforma ore/CFU, intitolato “Il Risveglio della Didattica”, organizzato per favorire un dibattito precedentemente assente sul futuro della formazione al Politecnico di Torino. Questo dibattito ha aperto un dialogo toccando numerosi temi che negli ultimi anni sono rimasti troppo spesso ai margini delle discussioni accademiche.
Perché è il momento giusto
Alberto Polato, coordinatore di RUN e rappresentante nel CPD, introduce l’evento sottolineando l’importanza di agire ora: “Questo è il momento giusto per accendere il dibattito e far emergere proposte concrete”. Il contesto del tavolo di lavoro sul rapporto ore/CFU ha creato un’occasione unica per immaginare nuove soluzioni, con l’obiettivo di migliorare il bilanciamento tra didattica frontale, attività pratiche e studio individuale.
Verso una didattica più pratica
Filippo Vignoli, rappresentante degli studenti in CPD con RUN, ha aperto la discussione con una riflessione sulla necessità di ripensare profondamente la didattica: “Ciò che manca davvero è il sentirsi ingegneri, manca il lato progettuale, quello vero”. Non si tratta solo di seguire istruzioni per completare un laboratorio, ma di acquisire la capacità di affrontare un progetto dall’inizio alla fine. Oggi, queste competenze vengono apprese nei team studenteschi, ma non nelle aule.
Ha poi posto l’attenzione sull’attuale struttura delle lezioni frontali che troppo spesso si riducono a una semplice lettura di slide, rendendo inefficace il processo di apprendimento. Ha messo in evidenza un problema radicato: studiare esclusivamente per superare un esame, dimenticando il motivo per cui si studia davvero: acquisire conoscenze e metodo.
Proposta concentrata su due punti chiave:
- Ripensare la didattica: per integrare il lato progettuale e il metodo, bilanciando meglio teoria e pratica. Questo significherebbe dare più peso a progetti e attività pratiche che possono essere svolte in autonomia, fornendo il tempo e le condizioni necessarie per metabolizzare e approfondire i concetti.
- Valorizzare i team studenteschi: oggi poco riconosciuti in termini di CFU, ma fondamentali per lo sviluppo di competenze trasversali.
Anche altri interventi hanno ribadito l’importanza di una didattica più interattiva.
Emre Bilgic, rappresentante degli studenti al DIMEAS, ha evidenziato come in molti Paesi il peso delle attività pratiche superi quello delle lezioni teoriche, offrendo un modello da considerare.
Ozgur Karacam, rappresentante degli studenti nel CPD, ha sottolineato il limite naturale dell’attenzione degli studenti: “Ridurre i tempi delle lezioni potrebbe non compromettere l’apprendimento, perché la capacità di concentrazione è comunque limitata”.
Federica Spataro, rappresentante degli studenti del DET, ha denunciato una percezione diffusa tra gli studenti: “Siamo trattati come contenitori da riempire, senza tempi adeguati per metabolizzare gli argomenti. Inoltre, i questionari CPD non portano quasi mai a miglioramenti concreti.”
Confronto sulla riforma
Danilo Bazzanella, membro del Senato Accademico, ha spiegato che la riduzione delle ore di lezione a 8 ore giornaliere non avverrà con un taglio lineare del 20% sui contenuti: “La riorganizzazione sarà diversa per triennale, magistrale e corsi con numeri di studenti molto diversi. Non è efficace applicare questa riforma in modo uniforme”. Ha anche sottolineato la necessità di potenziare il ruolo attivo degli studenti nel processo didattico.
Marina Clerico, componente del CPD, ha evidenziato i rischi di questa trasformazione: “Tagliare la didattica frontale senza ripensare gli esami e le modalità di apprendimento rischia di portare a meno spiegazioni e più confusione”. Ha poi proposto un approccio alternativo: incentivare attività di gruppo e aree di confronto, come avviene negli atelier di architettura, per rendere il tempo di studio più efficace e interattivo. Inoltre, ha ribadito che i docenti dovrebbero essere valutati anche per le loro competenze didattiche.
Lorenzo De Giorgio, senatore di Alter.polis e membro del tavolo di lavoro, ha riflettuto sui vantaggi di un modello con meno ore settimanali ma più distribuite nel corso dell’anno. Questo approccio potrebbe migliorare il benessere psicologico degli studenti, un aspetto che molte aziende stanno iniziando a notare prima del nostro ateneo. Ha anche proposto una mozione per uniformare il riconoscimento dei CFU ai team studenteschi.
Simone Canevarolo, anch’egli rappresentante degli studenti in senato, ha espresso pieno accordo con quanto sostenuto precedentemente e ha ribadito che l’utilizzo delle videolezioni sarebbe da riconsiderare in quanto strumento prezioso per molti studenti.
Visione a lungo termine
Uno degli interventi finali proveniente da uno studente ha sintetizzato molte delle preoccupazioni emerse. Ha sottolineato come ogni riforma debba tenere conto di due aspetti fondamentali: la sostenibilità dei costi delle attività pratiche e la reale utilità di queste ultime per la formazione degli studenti. Ha inoltre evidenziato la necessità di sfruttare meglio i dati raccolti dai questionari del CPD, trasformandoli in strumenti di miglioramento concreto, e di prendere ispirazione da esperienze già adottate altrove. In chiusura, ha lanciato una provocazione: “Se non tagliamo le parti inutili dei programmi, rischiamo di non cambiare nulla”.
Studenti e docenti uniti per innovare
Christian Maria Firrone, presidente del CPD, ha voluto ribadire il valore del confronto in atto: “Non siamo rivali, studenti e docenti devono dialogare per costruire una riforma efficace”. Ha poi citato il recente successo del Politecnico al Convegno Nazionale di Genova sull’insegnamento, che ha dimostrato il ruolo di avanguardia dell’Ateneo nella didattica innovativa. Tra gli strumenti citati, il Teaching Lab, che coinvolge 50 docenti come mentor per migliorare l’interazione in aula, rappresenta un esempio concreto di questa visione.
Polato, concludendo il dibattito, ha invitato i partecipanti a guardare avanti: “Dobbiamo dare ai docenti gli strumenti per innovare, senza la paura di sembrare meno competitivi di altre università. Questa è una sfida, ma anche una grande opportunità”.
Il percorso di confronto non si ferma qui
“Una nuova speranza” sarà l’incontro conclusivo per definire una proposta condivisa sulla riforma ore/CFU, il 28 novembre alle 18:00 in Aula 4I.
L’invito è rivolto a tutta la comunità: il cambiamento è possibile solo con il contributo di tutti.