Negli ultimi anni, gli studenti pendolari italiani si sono trovati a fronteggiare un nemico silenzioso, ma sempre più insidioso: l’aumento costante dei prezzi dei trasporti pubblici. Se il diritto allo studio è tutelato dalla Costituzione, l’aumento dei prezzi dei trasporti lo stanno trasformando sempre più in un privilegio.
In particolare, il prezzo dei biglietti ferroviari in Italia è calcolato su base chilometrica. Ogni fascia chilometrica ha un costo base sia per la prima che per la seconda classe, in Piemonte questo prezzo è tra i più alti del Paese. Negli ultimi anni i prezzi hanno subito aumenti ricorrenti, anche più volte nello stesso anno. Questi rincari non tengono conto della qualità del servizio offerto, ritardi cronici, treni inadeguati, assistenza inefficace e spesso pressoché inesistente: paghiamo sempre di più, riceviamo sempre meno.
Ma come funziona in altre regioni?
Esistono esempi di buone pratiche che a mio avviso dovrebbero essere perlomeno considerate in tutte le regioni d’Italia.
In Emilia Romagna, ad esempio, l’iniziativa “Salta su!” permette agli studenti residenti di viaggiare gratuitamente su autobus e treni regionali per tutto l’anno scolastico, agevolando non solo gli spostamenti casa-scuola, ma anche la vita sociale degli stessi. Allo stesso modo, in Toscana, i giovani studenti di Firenze possono accedere a un abbonamento annuale a soli 50 euro per coloro che hanno presentato dichiarazione ISEE (indipendentemente dal valore ISEE). Anche la Lombardia offre agevolazioni come il bonus “Io viaggio in famiglia” di Trenord, che consente ai minori di viaggiare gratuitamente se accompagnati da un parente munito di biglietto.
Il Piemonte, invece?
Qui le agevolazioni per i trasporti pubblici esistono, ma sono selettive. Per esempio, il “Bonus Trasporto Pubblico Locale” mira a incentivare l’uso dei mezzi da parte di chi possiede veicoli diesel, prevedendo un bonus di 100€ per chi rinuncia temporaneamente alla propria auto per favorire la qualità dell’aria. E chi un mezzo non ce l’ha? Semplice, si arrangi.
Vogliamo un esempio? L’abbonamento annuale da un paese nel raggio di 46/50 km a Torino Porta Nuova è di 1.015,00€ all’anno, una cifra che nel mio caso basta per 6 mesi di affitto. Anche sottraendo il bonus, restano 915,00€, uno sconto effettivo del 9,85%, non serve dire che questa agevolazione sia unicamente simbolica.
Tra le varie opzioni, troviamo anche la Carta Tutto Treno di Trenitalia, si tratta di un supplemento per abbonati regionali che consente di accedere anche a treni di categoria superiore, in Piemonte include: Intercity, Intercity Notte e Frecciabianca, ma l’offerta varia da regione a regione, come il costo che in Piemonte ammonta a 150€.
La carta quindi è valida solo per alcune tratte e per le principali stazioni, dove fermano queste categorie di treni, escludendo quindi chi vive in località minori, costringendo comunque a dipendere dai treni regionali, troppo spesso in ritardo e con frequenze in alcuni casi non coincidenti ai bisogni degli studenti.
Si rivela quindi un’agevolazione più simbolica che pratica per molti pendolari, soprattutto considerando l’alto costo complessivo dell’abbonamento regionale.
Diritto allo Studio, diritto alla mobilità
Garantire il diritto allo studio non significa solo poter accedere fisicamente alle aule, significa che raggiungerle non diventi proibitivo. L’aumento dei costi del trasporto pubblico incide pesantemente sulle famiglie creando una barriera con chi vive fuori dai centri urbani, trasformando uno strumento di inclusione sociale in un fattore di esclusione.
L’accesso all’istruzione superiore e universitaria non può e non deve essere determinato dal reddito di una famiglia. Lo studio non può diventare un privilegio riservato a chi può permetterselo.
Eppure, il problema persiste, e con esso una mentalità sempre più individualista che vede le difficoltà degli altri come occasioni per risaltare. In passato, operai analfabeti riuscirono a comprendere l’importanza di un’azione collettiva per migliorare equamente le condizioni di tutti. Oggi, invece, prevale la competizione individuale, e di conseguenza è sempre più difficile affrontare e risolvere le questioni strutturali che penalizzano le fasce della popolazione meno fortunate in termini di possibilità economiche.
E noi vogliamo farci andare bene tutto ciò?
Serve un intervento, è tempo che le istituzioni si muovano per stabilire agevolazioni su misura per gli studenti, come già avviene altrove. Il Piemonte dovrebbe adottare iniziative che permettano una mobilità accessibile per tutti, perché degli slogan elettorali non ce ne facciamo nulla. Se vogliamo dirla tutta, ad ora il maggior sostegno per noi studenti proviene dalle università, non di certo della regione. Per molti di noi che usano trasporti pubblici da una vita, l’impatto dei costi è una questione sempre più invadente e limitante.
Lo studio non può essere un lusso, riservato a chi può permetterselo, ricordiamolo: è un diritto!